Oggi le classi seconde e terze della nostra scuola hanno incontrato la giornalista Clara Salpietro.
Clara Salpietro, siciliana d'origine, oggi vive a Roma, dove svolge la sua attività di giornalista freelance.
Clara ha iniziato il suo colloquio con i nostri alunni descrivendo il lavoro di giornalista, inteso come un professionista che si occupa di ricercare la verità dei fatti allo scopo di tenere informata la pubblica opinione.
La regola delle cinque W tipica del giornalismo ci è stata ricordata da Clara Salpietro. |
Immagine della redazione di un giornale. |
I fatti di cui si occupa un giornalista talvolta si verificano in scenari di guerra.
Da qui la necessità che ci siano "giornalisti di guerra", cioè giornalisti disposti a recarsi in zone di guerra a raccogliere informazioni, intervistare le persone del luogo, indagare al fine di tenere informate le opinioni pubbliche del proprio Paese.
Tra le zone di guerra di cui Clara ha fatto esperienza vi sono: l'Iraq, l'Afghanistan, il Kossovo, il Libano.
Dell'Iraq Clara ci ha raccontato in particolare la sua esperienza a Nassiriya, città tristemente famosa per l'attentato ai militari italiani del 2003, che provocò 28 morti.
In alcuni casi la giornalista è stata protetta dai militari italiani che svolgono missioni di pace sul posto. In tal caso si parla di "giornalismo embedded".
In altri casi Clara ha viaggiato priva di protezione militare, affrontando rischi personali anche molto rilevanti, pur di portare a termine il suo lavoro.
Significativo è l'episodio che Clara ci ha riferito sul Libano: in occasione di un'intervista a un leader del movimento Hezbollah, la giornalista ha dovuto conquistarsi la fiducia dei suoi interlocutori, altrimenti sarebbe stata scambiata per una spia.
Il pericolo più concreto per un giornalista in queste zone di guerra è di essere sequestrato, come è già successo a tanti altri giornalisti (ad esempio, a Quirino Principe, inviato del quotidiano "La Stampa").
Un particolare significativo dell'Afghanistan che ci è stato riferito dalla giornalista è quello dell'abito che le donne sono costrette ad indossare: il burqa, un indumento che copre loro completamente il corpo, viso incluso.
Le donne sono costrette a guardare attraverso una reticella, per cui il mondo appare loro "a quadrettini".
L'indumento, abbiamo scoperto, non è una tradizione molto antica, ma si è affermato solo nel corso del '900, ed è il segno del potere che gli uomini vogliono esercitare sulle donne in certe zone del mondo.
Sull'incontro di Clara Sampietro con i ragazzi della nostra scuola è stato scritto un articolo giornalistico su "Worldwebnews.it".
Ecco il link all'articolo:
http://www.worldwebnews.it/clara-salpietro-informazione-e-giornalismo-di-guerra-temi-dibattuti-in-alcune-scuole-a-palermo/
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