LE SCIENZE - L'analisi dei sistemi complessi applicata dall'Isc-Cnr
e dall'Invalsi al rapporto tra scuola, popolazione e territorio, ha permesso di
individuare le caratteristiche della distribuzione degli istituti in Italia. Lo
studio è pubblicato su 'Nature Scientific Reports'
Roma, 11
settembre 2014
All'avvio di
ogni nuovo anno scolastico si parla dell'emergenza 'classi pollaio', cioè
sovraffollate. Un supporto alla soluzione di questo annoso problema giunge ora
dall'analisi con cui alcuni ricercatori, tra cui Riccardo Di Clemente
dell'Istituto dei sistemi complessi del Consiglio nazionale delle ricerche
(Isc-Cnr), hanno messo a punto un metodo per ottimizzare la posizione delle
scuole primarie nel territorio sulla base della densità abitativa e delle
caratteristiche del territorio. Lo studio è pubblicato su 'Nature Scientific
Reports'.
"Abbiamo preso in esame la grandezza degli edifici scolastici, la loro
distribuzione sul territorio nazionale e il numero degli alunni nelle scuole in
relazione alla popolazione residente e alle caratteristiche delle diverse aree,
al fine di individuarne le criticità", spiega Di Clemente. "Abbiamo
visto che il numero degli iscritti in ciascuna scuola cresce in modo
indipendente dalla sua dimensione, secondo la legge di Gibrat, la quale afferma
che indipendentemente dalle condizioni iniziali legate al territorio e alla
popolazione, i tassi di crescita delle scuole seguono lo stessa legge di
crescita 'lognormale'. Questa osservazione, non banale, ci suggerisce che
scuole piccole montane e scuole piccole nei grandi centri abitati crescono allo
stesso modo".
Il nostro sistema scolastico nella sua evoluzione storica ha trovato un
equilibrio seguendo due differenti regimi: "Nelle zone pianeggianti e
altamente popolate come l'area metropolitana di Firenze si è preferito
insediare plessi scolastici di dimensione maggiore che interagiscono tra
loro", prosegue il ricercatore dell'Isc-Cnr. "Nelle aree montane, per
esempio nell'aquilano, sono sparse sul territorio scuole più piccole
permettendo così agli studenti dei piccoli centri montani di usufruire dei
servizi scolastici".
Lo studio permette di individuare, tramite la geo-localizzazione dei singoli plessi scolastici,
in quali zone vi è un maggiore scostamento tra l'offerta e la domanda
scolastica. "Questa relazione è attualmente non-lineare e complessa,
quindi l'idea è quella di offrire un nuovo strumento per il policy maker con lo
scopo di ottimizzare la posizione delle scuole all'interno del territorio
italiano al fine di migliorare la fruizione del sistema scolastico primario da
parte delle famiglie", aggiunge Di Clemente.
L'analisi può essere quindi utile ai decisori politici per migliorare l'offerta
alle famiglie del sistema scolastico. "Al pari di altri sistemi complessi,
come città o imprese, la dimensione delle scuole primarie è governata da una
'legge a potenza': una relazione tra la grandezza delle scuole che presenta
caratteristici tratti di stabilità e spiega perché il sistema scolastico
mantiene una forte eterogeneità, nonostante i passati tentativi legislativi
tesi ad accrescere il numero degli studenti nelle classi (Dm 331/1998 e Dpr
81/2009) e a ridurre il numero delle scuole montane più piccole tramite
accorpamenti", conclude Alessandro Belmonte dell'Istituto nazionale per la
valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione (Invalsi) che
ha collaborato allo studio con Sergey V. Buldyrev della Yeshiva University di
New York (Usa). "Una ristrutturazione del sistema logistico del paese
richiederebbe scelte politico-organizzative che possano, dati i vincoli
territoriali, semplificare la complessità del sistema scolastico italiano ottimizzando
le scuole in rapporto con popolazione e territorio".
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