mercoledì 2 aprile 2014

STORIA: La Rivoluzione americana


La Rivoluzione americana è importante per tre motivi:
  • è la prima rivoluzione dell’età moderna (precede quella francese);
  • ha segnato la nascita degli Stati Uniti d’America;
  • ha affermato per la prima volta il principio che tutti gli uomini sono uguali (principio di uguaglianza).


La Rivoluzione americana si colloca nella seconda metà del XVIII secolo (1700). Ebbe inizio nel 1775 e terminò nel 1783.

In America del Nord a metà del ‘700 esistevano tredici colonie britanniche (inglesi). Gli abitanti di queste colonie erano fedeli sudditi del re d’Inghilterra, parlavano l’inglese e si sentivano inglesi a tutti gli effetti.

Le colonie inglesi sono quelle colorate in rosso.



Il rapporto tra i coloni americani e la madrepatria si guastò a partire dal 1764, perché a partire da quell'anno il Parlamento inglese decise di imporre delle tasse agli americani, tasse che servivano a pagare le spese per il mantenimento del gigantesco Impero britannico (da poco era stata vinta una grande guerra contro la Francia: la Guerra dei sette anni).


Tutti i territori che nel corso del tempo sono appartenuti all'Impero britannico.



Le tasse imposte agli americani erano tasse dirette, come quella sullo zucchero (lo “Sugar Act” del 1764) e le marche da bollo (lo “Stamp Act” del 1765). In base a quest’ultima legge ("act" significa "legge") tutte le pubblicazioni ufficiali (compresi i giornali) dovevano pagare la marca da bollo.

I coloni protestarono contro queste tasse, non perché fossero elevate (non lo erano), ma perché venivano vissute come ingiuste. Esse, infatti, erano decise da un parlamento in cui i coloni non erano rappresentati, in cui non avevano neanche diritto di parola.

Sulla base della tradizione politica inglese (che risale al “Bill of rights”) nessuna tassa può essere imposta a un popolo se non da un parlamento che rappresenti quel popolo stesso, ma questo non avveniva nel caso delle tasse ai coloni. I coloni coniarono persino uno slogan: “No taxation without representation”, con cui espressero il loro rifiuto di pagare delle tasse decise da un parlamento che non li rappresentava.


Le proteste dei coloni non furono ascoltate dal governo inglese, che invece adottò delle misure repressive (nel 1770 i soldati spararono su una folla di manifestanti a Boston), che ottennero solo il risultato di esasperare sempre di più la popolazione americana.

Una illustrazione dell'epoca del "Boston Massacre" (il massacro di Boston) del 1770.



Nel 1773 avvenne il Boston Tea Party: alcuni coloni, travestiti da indiani, salirono su una nave della Compagnia delle Indie Orientali (favorita dal governo inglese) e gettò in mare tutto il suo carico di tè.

Raffigurazione del Boston Tea Party.




In seguito al Boston Tea Party il re inglese Giorgio III decise l'invio di truppe in America per infliggere ai coloni una dura punizione. Fu persino deciso di inviare truppe mercenarie tedesche, una decisione che fu vissuta dagli americani come un vero tradimento da quello che era stato finora il loro re.


Giorgio III nel 1762.



Nel 1775 la guerra ebbe inizio. La prima città a sollevarsi in armi fu Boston (nel Massachusetts). La città in realtà fu subito occupata dagli inglesi, ma la campagna era in mano agli insorti. I coloni formarono delle truppe non regolari, una milizia, composta da uomini comuni (non soldati di professione) animati dalla forte convinzione di lottare per l'indipendenza dagli inglesi. Tra i membri della milizia si ricordano i "Minutemen", cioè gli uomini pronti ogni minuto, che ebbero un ruolo nei primi scontri con gli inglesi.


John Parker, celebre comandante della milizia di Boston.



I coloni americani avevano bisogno di riunirsi per decidere insieme come agire. A quei tempi non esistevano i telefoni, quindi l'unico modo per parlare era quello di incontrarsi di persona in un certo posto. Per questo ogni colonia cominciò a mandare i suoi rappresentanti in una città per incontrare i rappresentanti di tutte le altre colonie. Gli americani chiamarono queste riunioni "il Congresso".


Raffigurazione del Primo Congresso Continentale del 1774 a Filadelfia.



Nel corso di queste riunioni fu deciso che non era più possibile salvare il legame con la Madrepatria inglese, che era necessario dichiarare al mondo che quelle americane non erano più colonie, ma stati indipendenti e autonomi. Di conseguenza, i rappresentanti delle 13 colonie a Filadelfia firmarono il 4 luglio 1776 un documento destinato a passare alla storia: la "Dichiarazione d'indipendenza degli Stati Uniti d'America".


I rappresentanti delle colonie firmano la "Dichiarazione d'Indipendenza".

Il documento della "Dichiarazione d'indipendenza" conservato ai "National Archives" di Washington.

La "Dichiarazione" contiene alcuni passaggi celebri, come quello che afferma che tutti gli uomini sono creati uguali ("all men are created equal") e che essi sono dotati di diritti inalienabili ("unalienable rights"), e che tra questi vi è la vita, la libertà e la ricerca della felicità ("Life, Liberty and the pursuit of Happiness").


Il particolare della "Dichiarazione" che riporta le frasi citate.

In basso si possono leggere le firme dei rappresentanti delle 13 colonie, tra cui si ricordano in particolare: il presidente, John Hancock (numero 1), Thomas Jefferson, colui che scrisse la "Dichiarazione" (n.2), Benjamin Franklin, grande intellettuale americano e ideologo della Rivoluzione (n.3), John Adams, il secondo Presidente degli Stati Uniti dopo Washington (n.4). Una curiosità: una firma è tutta tremolante, quella di Stephen Hopkins (n. 5), un delegato che a stento poteva scrivere a causa di una paralisi alla mano destra.


Il particolare della "Dichiarazione" con le firme evidenziate.


I primi anni di guerra furono i più difficili per gli americani. Il loro esercito (guidato da George Washington) non era sufficientemente numeroso e preparato per tenere testa a quello inglese, che era uno dei migliori eserciti del mondo.


L'esercito americano che combatte in una battaglia del 1776.



Questo è un video tratto dal film "Il patriota" del 2000, che ben rappresenta l'inferiorità dell'esercito americano negli scontri aperti sul campo di battaglia (gli inglesi sono quelli con la divisa rossa):






Molti americani furono uccisi o fatti prigionieri, ma un esercito americano non cessò mai di esistere e riuscì anche a ottenere qualche successo con azioni coraggiose e inaspettate. Famosa è rimasta l'azione con la quale Washington colse di sorpresa i nemici, attraversando il fiume Delaware nel 1777, quando il fiume era ancora ghiacciato. Egli poté così riportare una piccola vittoria e mantenere alto il morale degli americani.


Washington attraverso di nascosto il fiume Delaware ghiacciato.



L'esercito americano finora aveva riportato delle vittorie solo in piccoli scontri isolati, mai in una vera battaglia. La prima vittoria america in una battaglia avvenne a Saratoga, vicino New York, nell'ottobre del 1777. L'esercito inglese in quell'occasione fu costretto ad arrendersi: non era mai successo prima e ciò sollevò moltissimo il morale degli americani.


Gli inglesi (in rosso) si arrendono agli americani dopo la battaglia di Saratoga.



La vittoria degli americani a Saratoga ebbe anche un altro effetto positivo: la Francia decise di aiutare gli americani nella loro guerra contro la Gran Bretagna. Se infatti gli americani avessero vinto, il nemico storico della Francia, cioè l'Inghilterra, avrebbe subito una dura sconfitta e la Francia si sarebbe rafforzata. 

Questa decisione (di aiutare gli americani) fu fondamentale: forse senza l'aiuto francese gli americani non avrebbero vinto la loro guerra, soprattutto perché gli americani non disponevano di una flotta e i francesi li aiutarono con la loro.

Una battaglia navale che vide contrapposti i francesi (a sinistra) agli inglesi (a destra).


La guerra ebbe il suo momento decisivo nel 1781 con la battaglia di Yorktown (in Virginia), nella quale gli americani (aiutati dalla flotta francese) costrinsero alla resa il grosso dell'esercito britannico.


Gli inglesi (al centro) si arrendono agli americani (a destra) e ai francesi (a sinistra).


Due anni dopo, nel 1783, con il Trattato di Parigi la Gran Bretagna riconobbe ufficialmente la nascita degli Stati Uniti d'America.



Lo stemma degli Stati Uniti d'America:
  1. la scritta che l'aquila tiene nel becco in latino significa "da tanti uno solo", cioè da tanti Stati una sola Nazione;
  2. sopra l'aquila le tredici stelle rappresentano le originarie tredici colonie da cui sono nati gli Stati Uniti di oggi;
  3. l'aquila tiene tra le zampe un ramoscello d'ulivo (simbolo di pace, verso gli amici) e delle frecce (simbolo di guerra, verso i nemici).


Nessun commento:

Posta un commento

I commenti devono essere firmati.